M. L’ora del destino
«Ha urlato per una vita invocando la storia. Nemmeno lui osa, però, abbaiare al destino...»
M. L’ora del destino
di Antonio Scurati
Bompiani libri
Sonotrascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo da fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato; Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma; e la lunghissima sfilza di gerarchi, tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. Costretta a fare il proprio dovere è poi una generazione intera di italiani, uomini, donne, soldati, tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein. E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo.
A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, un uomo solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.
Antonio Scurati è docente all’università IULM e editorialista di Repubblica, ha vinto i principali premi letterari italiani ed è tradotto in tutto il mondo. Dopo l’esordio nel 2002 con Il rumore sordo della battaglia ha pubblicato Il sopravvissuto (2005, Premio Campiello), Una storia romantica (2007, Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo (2009), La seconda mezzanotte (2011), Il padre infedele (2013), Il tempo migliore della nostra vita (2015, Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è il saggio La letteratura dell’inesperienza, seguito da altri studi tra cui la monografia Guerra. Il grande racconto delle armi da Omero ai giorni nostri (2022). Del 2018 è M. Il figlio del secolo, primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini: in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, è stato tradotto in quaranta paesi ed è diventato uno spettacolo teatrale e una serie televisiva. Del 2020 è M. L’uomo della provvidenza (Prix du Livre Européen) e del 2022 M. Gli ultimi giorni dell’Europa (Grand Prix Méditerranéen de Littérature et de Spiritualité). Nel 2023 è uscito Fascismo e populismo. Mussolini oggi, manifesto per un nuovo antifascismo. Per la sua opera di scrittore è stato insignito della croce di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana e, dal Ministero della Cultura francese, della medaglia di chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.
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