martedì 30 dicembre 2003

Da qui all'eternità. E' possibile il contrario?






DALL'ETERNITA' A QUI
di Sean Carroll

Uno dei più brillanti fisici della nuova generazione delinea un nuovo, sorprendente approccio allo studio dell’universo, interamente fondato sulla caratteristica più ovvia e insieme enigmatica del tempo: il fatto di avere una direzione. Ma il dilemma della freccia del tempo non inizia con telescopi giganteschi o potenti acceleratori di particelle. Si presenta in cucina ogni volta che rompiamo un uovo in padella: possiamo trasformare l’uovo in una frittata, ma non la frittata in un uovo. Eppure, nel bizzarro mondo quantistico, che soggiace agli stessi fenomeni, il tempo è reversibile, e la catena degli eventi può essere percorsa a ritroso. La contraddizione insita in questa semplice, umile rottura di simmetria apre lo spiraglio per arrivare a comprendere i misteri del nostro universo – e di altri ancora. La freccia del tempo puntata risolutamente dal passato al futuro, spiega Carroll, deve la sua esistenza a proprietà dello spazio-tempo che precedono lo stesso Big Bang – questione che non si poneva ai tempi di Einstein. A conclusione di un’ampia esplorazione dei risultati e dei problemi della termodinamica, della relatività e della meccanica quantistica, egli suggerisce dunque che il nostro universo faccia parte di un multiverso, una grande famiglia di mondi, in alcuni dei quali altri esseri umani sperimentano lo scorrere del tempo in direzione opposta, e una diminuzione dell’entropia – il che ci riconduce al grandioso paesaggio cosmico di Susskind. Nel presentare a un pubblico che travalica la ristretta cerchia degli specialisti una materia di così vertiginosa complessità, Carroll dà prova di rigore e insieme di una esemplare chiarezza, tanto che un fisico del calibro di Brian Greene, l’autore dell’Universo elegante, non ha esitato a definire «incantevole» questa «accessibile, coinvolgente esplorazione dei misteri del tempo».

L'AUTORE Sean Carroll, astrofisico del California Institute of Technology, ha pubblicato un capitolo intitolato «Does the Universe Need God?» («L'Universo ha bisogno di Dio?») nel The Blackwell Companion to Science and Christianity. In esso spiega il motivo per il quale ritiene che l'Universo non abbia bisogno di Dio.

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