martedì 10 ottobre 2006

Fiat. IL LIBRO INIZIA COSI'

C’ERA UNA VOLTA LA FIAT. 
Tutto quello che l’azienda non vuole che sappiate
di Salvatore Cannavò

Sergio Marchionne ha sempre sostenuto che c’è una pregiudiziale anti-Fiat in Italia che caratterizza giornali, commentatori, politica e sindacato. E che contro questa pregiudiziale lui stesso e il gruppo dirigente della Fiat hanno dovuto condurre una sorda battaglia che non si è ancora conclusa. Ogni volta che ci si imbatte nell’istituzione Fiat, fatta dei suoi uomini, delle sue azioni, dei suoi legali, del complesso meccanismo che il più importante gruppo privato italiano, almeno per ora, è in grado di mettere in piedi, questa visione delle cose fa capolino da ogni battuta e da ogni discorso. Tutta la ristrutturazione che la Fiat ha imboccato da quando Marchionne ha deciso di dare il via all’operazione Pomigliano, cioè alla revisione dei rapporti sindacali in Italia, contestualmente all’avvio dell’avventura statunitense con Chrysler, è stata portata avanti all’insegna di un vittimismo consapevole, di un approccio che ha fatto leva sull’ingratitudine del Paese nei confronti di un’azienda che, è il ragionamento supposto, per l’Italia ha fatto tanto e in cambio ha avuto solo lamentele.

Eppure non sarebbe difficile allestire un’agile rassegna stampa dei mille e più elogi ricevuti da Sergio Marchionne e dalla famiglia Agnelli da giornalisti compiacenti, dalla stampa più o meno asservita ma anche da quella più distante ma ossequiosa, spesso in buona fede, del principale gruppo italiano. Nonostante questa realtà indubitabile, a cui si possono aggiungere i mirabili servizi televisivi di trasmissioni come Porta a Porta o dei vari tg nazionali, lo stile vittimista ha avuto la meglio e si è via via affermato nella comunicazione dominante di Marchionne. Stile sempre accompagnato, con cura e precisione, dalla rassegna dei successi, dall’esaltazione delle capacità aziendali – riassunto in quel «costruia...
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