venerdì 18 marzo 2011

Giampiero Mughini, uno scrittore che dipinge con le parole.

presto su:





IN UNA CITTÀ ATTA AGLI EROI E AI SUICIDI
di Giampiero Mughini
Trieste e il “caso Svevo”


Tra passione e racconto, il viaggio di un brillante intellettuale nel mondo della fantasia di Svevo e Saba e nelle atmosfere “di frontiera” triestine.
Un tuffo nell’atmosfera culturale della Trieste del novecento, un viaggio per luoghi e personaggi, lungo le strade e nelle piazze affacciate sul molo Audace. Ricordando i celebri ritratti dei Dubliners di Joyce, Mughini cammina nel suo stile brillante tra le vie della città di Svevo, di Slataper, di Stuparich, di Saba, di Pier Antonio Quarantotti Gambini, di Renzo Rosso. Ne emergono incontri umani e letterari sulle tracce degli uomini che hanno forgiato il carattere di una città cosmopolita, crogiolo di lingue, culture, etnie: si assaporano l’inettitudine di Svevo, il rapporto con le donne, il fascino di frontiera di un luogo fuori dal tempo, e dunque sempre attuale e moderno.

“In tutto e per tutto sono stato a Trieste cinque o sei giorni della mia vita, in occasioni diverse e sempre per motivi di lavoro. Su tutti una sera tarda (o forse era già notte?) in cui una bionda e bella ragazza giuliana mi condusse per mano lungo le viuzze del ghetto, al modo di una cerimonia dell’assaporamento della triestinità che entrambi volevamo scarna ma intensa. Sostammo innanzi alla serranda sprangata della libreria appartenuta a Umberto Saba. Per le strade di quell’angolo di Trieste non c’era una persona, non una voce, non un rumore. Solo una sorta di fruscio.
Un frusciare come di anime che non si davano pace, almeno così a me parve.”
“Se uno che scrive non si caccia nei guai, che razza di scrittore è?”
“Città atta agli eroi e ai suicidi, dannata come da una diffusa inquietudine interiore, crogiuolo di lingue e di etnie, avamposto della modernità.
Trieste è una città dove si parla indifferentemente lo sloveno, il dialetto triestino, il tedesco, l’inglese, il francese, e dove si sono mescolati il sangue e le storie familiari di tutte le genti del centro d’Europa.”
Nella mente i ritratti dei Dubliners di Joyce, Giampiero Mughini cammina tra le vie della città di Svevo, Slataper, Benco, di Carlo e Giani Stuparich, Saba, Rosso e Magris: nascono così incontri umani e letterari sulle tracce degli eroi che hanno forgiato il carattere di una città cosmopolita, con il fascino di frontiera di un luogo fuori dal tempo. L’invenzione della modernità, tra romanzi incompresi e libri inseguiti, passa dalla scrittura “dilettante” del figlio di un industriale del vetro, conosce il fascismo e le leggi razziali, soffre l’irredentismo e il dramma delle foibe, e si racconta con passione in un viaggio per luoghi e personaggi, lungo le strade affacciate sul molo Audace.

L'AUTORE Giampiero Mughini nasce a Catania il 16 aprile 1941 da padre toscano e madre siciliana. Conseguita la laurea in Letteratura francese decide di intraprendere la carriera di giornalista. Tra i fondatori del “Manifesto”, diventa poi collaboratore di "Paese Sera" e più avanti di “L’Europeo”, di “Panorama”, del “Foglio” e di “Libero”. Opinionista in tv e sulla carta stampata, ha al suo attivo una vasta produzione letteraria.

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