lunedì 30 giugno 2025

Penso di avere un problema serio

Penso di avere un problema serio
di Edoardo Righini
Mondadori libri

«Lorenzo ha quell’età fatale in cui non dovresti più essere considerato una giovane promessa, non hai abbastanza esperienza per essere un venerato maestro, ma ti trattano sempre come il solito stronzo. Quell’età in cui hai un discreto lavoro a...»

Lorenzo ha quell’età fatale in cui non dovresti più essere considerato una giovane promessa, non hai abbastanza esperienza per essere un venerato maestro, ma ti trattano sempre come il solito stronzo (specialmente quando chiedi un aumento). Ha quell’età in cui hai un discreto lavoro a Milano, “con grandi margini di crescita”. Hai una discreta fidanzata, alla quale potresti farci l’abitudine. Quell’età in cui, dopo anni, ogni cosa sembra sul punto di andare al suo posto. E, invece, tutto crolla. E quando tutto crolla, che si fa? Bisogna continuare a resistere nonostante il destino avverso? Nonostante le camicie da colloquio, i monolocali seminterrati vista parcheggio, le partite di padel – anestetico contro la caducità della vita, i suoceri con la fissa del risotto giallo al dente? Bisogna continuare a resistere nonostante Milano? Oppure la soluzione per salvarsi da una trappola fatta di opportunità e promesse deluse è una ritirata strategica verso la Provincia lasciata anni fa? Certo, c’è quel problemino di dover tornare a vivere coi tuoi, di non ritrovare più gli amici di una volta e di sembrare un fallito agli occhi di tutti. Penso di avere un problema serio è il ritratto spietato ed esilarante di una generazione che sta invecchiando anche se continua a mettersi la felpa, che vorrebbe emanciparsi ma non sa bene né come fare né se può davvero farcela, incastrata in uffici e vite fantozziane dissimulate sotto imperscrutabili nomi inglesi che fanno figo (così sembrerebbe). Una generazione che deve ancora decidere che direzione prendere: andare o tornare.

Edoardo Righini nato a Ferrara nel 1991, da mamma ferrarese e papà cesenate, Edoardo Righini si sente il trattino tra Emilia e Romagna. Vive a Milano rimpiangendo ugualmente cappellacci e piadina. Ha iniziato a parlare della sua generazione con il podcast “Trentennamenti”, e poi sui social, per vedere se davvero “mal comune, mezzo gaudio”. È al suo primo libro e lo ripete a tutti, per scusarsi.

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