DOPO L’INFINITO COSA C’E’, PAPÀ?
di Stefano Zecchi
Fare il padre navigando a vista
Un padre d'eccezione ci racconta, con sorprendente tenerezza e un po' d'ironia, cosa significa oggi crescere un figlio. Stefano Zecchi è diventato papà, fra mille titubanze, a 59 nove anni. Un padre "tardivo", quindi, che oggi non si vergogna a confessare che il figlio "Frick" è stato la vera sorpresa della sua vita. Per lui è disposto a rinunciare a tutto, impegni lavorativi che lo allontanano da casa, partecipazioni ai programmi televisivi, etc. Meglio insegnargli a pescare o guardare insieme le partite di calcio tifando per il Milan. In questo libro sorprendente, Zecchi racconta attraverso la sua personalissima esperienza quale debba essere il ruolo della figura paterna in una società "mammocentrica" e come affronta ogni giorno i piccoli e grandi interrogativi che suo figlio gli pone. Al proprio padre ogni bambino chiede di spiegargli che cos'è la realtà, anche attraverso i suoi comportamenti quotidiani, e poi sicurezza, protezione. Ma un padre, ci dice Zecchi, deve insegnare anche a sognare, e poi a trasformare i sogni in idee, e le idee in realtà. E deve oggi, a differenza del passato, conoscere la tenerezza di un'educazione ferma; che non significa essere "mammo", bensì sostenere
l'autorevolezza delle regole senza caparbietà, appunto con dolcezza. Perché se la ragione ti aiuta a gestire le tue insicurezze è solo il cuore che ti consente di avvicinarti nel modo più sensibile alla creatura che hai messo al mondo.
L’AUTORE Stefano Zecchi insegna Estetica all'Università Statale di Milano, città dove vive. Romanziere, saggista ed editorialista, tra i suoi libri ricordiamo: Estasi(1993), Sensualità (1995, premio Bancarella 1996), L'incantesimo (1997), Fedeltà (2001) e i saggi Sillabario del nuovo millennio (1993), Il brutto e il bello (1995), L'artista armato (1998) e Capire l'arte (1999), Amata per caso (2003), L’uomo è ciò che guarda (2005), Le promesse della bellezza (2006), Il figlio giusto (2007) e Quando ci batteva forte il cuore (2010).
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