IL GRANDE SCOMUNICATO
di Luca Di Fulvio
Come una favola moderna: nel tempo che non c’è, in un luogo che non sai se esiste, c’erano una volta ventiquattro mentecatti e il più malvagio dei dittatori, il Grande Scomunicato, volto infame, testa fina, chierico errante dalla mostrificata cattiveria.
È lui il protagonista dell’ingegnoso romanzo di Luca Di Fulvio. Commedia umana che muove da una lucida immagine iniziale: i puri mentecatti – in dodici coppie, donne e uomini in numero eguale – vivono fuori dal mondo, in un deserto sconosciuto. Come potrà il loro Paese diventare simile a quello di tutti noi? Come potrà un intento corrosivo e sarcastico edificare un impero da una minuscola civiltà e procedere alla consunzione di un’armonia?
La trama dell’autore si incentra sulla scellerata parabola del Grande Scomunicato, giunto nella terra dell’ingenuità di cui diventerà re al termine di un esilio. Ed è un’allegoria raccontata con lo spirito di un moralista francese. Passano volti, personaggi, ricordi. Ci sono storie d’amore, tradimenti, rivoluzioni e nascite. Ma un’illuminista certezza guida la narrazione: è impossibile raccontare gli uomini senza fare i conti con la loro imperfezione. E un ottimismo sincero segue la scoperta amara: se nessuno sta sul piedistallo, c’è ancora lo spazio per un taccuino minimo capace di far sorridere e di meravigliare. Di commuovere, anche, per le vicende degli umani, reietti o deficienti, che pure è impossibile non amare almeno un po’. Così come è impossibile non affezionarsi ai personaggi dai nomi parlanti di questa favola: Lafemmina, Rubezia, Mastro Tagliabue, Luis Veloce, Agustin della Battaglia. Tutti, senza eccezione, hanno qualcosa di nostro. Sono ritratto e alterazione grottesca. Tutti agiscono, si contrappongono, si alleano nelle vicende – ascesi e rovina – di uno Stato immaginario (ma non troppo) che in questa storia vive, come in un sogno, il tempo di una vita. Quella del Grande Scomunicato, ovviamente. Deus ex machina, alpha e omega, il protagonista che non ti scordi e a cui, senza volerlo, ci troviamo un po’ ad assomigliare.
L'AUTORE Luca Di Fulvio è nato nel 1957 a Roma, dove vive e lavora.
Diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, entra a far parte della comunità teatrale americana “Living Theatre” e si trasferisce con loro per sei mesi a Londra.
Successivamente lavora con Andrej Waida ne “L’affare Danton”, con Mario Maranzana. Fonda con Pino Quartullo la compagnia teatrale “La Festa Mobile”. Oltre a numerosi spettacoli di successo, realizzano il cortometraggio “Exit” vincitore della Concha de Oro al Festival di San Sebastian e nomination agli Oscar.
È vincitore del Premio Under 35 e segnalazione speciale dell’Istituto del Dramma Italiano con l’atto unico “Solo per amore” scritto con Carla Vangelista.
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