lunedì 2 febbraio 2015

UN TEMPO CIRCOLAVA UNA SIMPATICA BARZELLETTA SULL'ALLORA MINISTRO NICOLAZZI CHE OGGI TORNA BUONA PER L'ANGELINO POLTRONATO: "ARRIVÒ L'AUTO DEL MINISTRO SI APRI LA PORTIERA E NON SCESE NESSUNO". RARAMENTE IL PROSCENIO POLITICO È STATO CALPESTATO DA POLITICI IL CUI PESO SPECIFICO È PARI A QUELLO DEL SUGHERO. DI QUI L'APPELLATIVO DI ANGELINO IL SUGHERONE. MA IL MINISTRO SUGHERONE NON È L'UNICA VITTIMA DELL'OPERAZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, L'ALTRA È MATTEO RENZI STESSO, SI È INFILATO IN UN CUL DE SAC CON LE SUE STESSE MANI. HA IRRIGIDITO IN MANIERA QUASI IRREVERSIBILE IL SUO RAPPORTO CON SILVIOB, E SENZA I SUOI VOTI IL PERCORSO DELLE RIFORME IN SALSA DEMOCRISTIANA È IN SALITA, PERCHÉ DIFFICILMENTE VENDOLA VOTERÀ MISURE COME QUELLE CHE SONO CONTENUTE NEL JOB ACT. SE POI VOGLIAMO AGGIUNGERE CHE LA LEGGE ELETTORALE DEVE FARE ANCORA UN GIRO IN SENATO NON RESTA CHE UNA CONCLUSIONE: STAI SERENO MATTEO. MASSIMO DE MURO

LA MAFIA UCCIDE D’ESTATE
Cosa significa fare il ministro della Giustizia in Italia
di Angelino Alfano
Editore Mondadori
ebook euro: 8,99
Il 9 maggio 2008 Angelino Alfano fa il suo ingresso a via Arenula in qualità di ministro della Giustizia del nuovo governo Berlusconi.
E subito si trova coinvolto nella serie di commemorazioni delle tante persone – magistrati, preti, medici, politici, giornalisti, membri delle forze dell’ordine – cadute durante la loro eroica e implacabile lotta contro la mafia: in maggio Giovanni Falcone; in luglio Paolo Borsellino, Boris Giuliano e Rocco Chinnici; in agosto Ninni Cassarà; a settembre Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pino Puglisi, Mauro De Mauro e Rosario Livatino… Uccisi in anni diversi, ma sempre, curiosamente, nel corso della più lunga e calda stagione del Meridione italiano.
La mafia uccide d’estate è l’autobiografia politica di un “antimafioso siciliano berlusconiano” e il racconto, personale e sincero, di un percorso di intensa partecipazione alla vita civile e di costante impegno istituzionale, che culmina nel triennio da Guardasigilli dedicato a fronteggiare tre grandi emergenze: la mafia, la lentezza dei processi e il sovraffollamento delle carceri. In un’analisi lucida e obiettiva, Alfano spiega come, attraverso gli strumenti della giustizia, anche la politica ha contribuito a combattere la criminalità organizzata, e ricorda quali azioni il suo ministero ha intrapreso per rendere efficiente il nostro sistema giudiziario e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, cercando di non dimenticare mai che ogni detenuto è, innanzitutto, una persona. E, in particolare, si sofferma – senza nascondere la fatica, le amarezze e le accanite resistenze incontrate lungo il cammino – sul tentativo di attuare una riforma costituzionale della giustizia volta a modernizzarne il funzionamento e a favorire un armistizio tra politica e magistratura (il cosiddetto Lodo Alfano).
Un impegno, quello di Alfano, a tutto tondo, che non si esaurisce nel pur complesso scenario italiano, ma ha un meno noto e non per questo meno significativo sviluppo nello sforzo di “contribuire alla nascita dell’Europa dei diritti e dei doveri comuni”. È proprio nel quadro di una riflessione sulla giustizia al di fuori del nostro Paese e sull’opera dei Guardasigilli di tutti gli Stati del mondo per la creazione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, che assume un ruolo emblematico in queste pagine il resoconto appassionato del suo personale contributo al processo di consolidamento del sistema della giustizia internazionale, a partire da due presupposti fondamentali: il sentimento etico che rifiuta l’ingiustizia in ogni sua forma e la crescente consapevolezza della necessità di considerare alcuni crimini, particolarmente ripugnanti, alla stregua di violazioni perseguibili su scala universale.
AUTORE Angelino Alfano (Agrigento, 1970), laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è avvocato e dottore di ricerca in diritto dell’impresa. È giornalista pubblicista dal 1989. Nel 1994 viene eletto consigliere provinciale nel collegio di Agrigento, e nel 1996 deputato all’Assemblea regionale siciliana, di cui è il più giovane componente e dove presiede il gruppo parlamentare di Forza Italia dal 1998 al 2001, anno in cui è eletto deputato al Parlamento nazionale in Sicilia occidentale nella lista di Forza Italia. È relatore della legge finanziaria dello Stato per l’anno 2003. Nominato coordinatore regionale di Forza Italia per la Sicilia nel febbraio 2005, si dimette il 7 maggio 2008. È rieletto deputato nel 2006 e nel 2008. Il 7 maggio 2008 è nominato ministro della Giustizia. Eletto segretario politico del PdL il 1° luglio 2011, lascia l’incarico di ministro della Giustizia il 27 luglio.

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