Louise J. Kaplan pone al centro del testo un’ipotesi forte: le donne non sono mai state considerate perverse perché le loro perversioni non sono state cercate là dove si annidano. Sulla scorta di una ricca esperienza clinica, di testi letterari, di epistolari e biografie famose, senza escludere gli inquietanti materiali di prima mano offerti dalla cronaca nera, l’autrice dimostra con acutezza e spericolata originalità un teorema all’apparenza semplice: la perversione è un meccanismo che permette di sopravvivere all’orrore di quella perdita originaria che la nostra cultura infligge a ogni essere sessuato nel momento in cui lo piega alla schiavitù dei ruoli sessuali e di genere. Se è dunque vero che determinate perversioni sono specificatamente maschili (voyeurismo, pedofilia, feticismo, esibizionismo ecc.), una serie di altri comportamenti (cleptomania, anoressia, piccole mutilazioni, sottomissione estrema) non solo sono tipicamente femminili, ma vanno annoverati senza mezzi termini tra le perversioni e come tali decifrati. Madame Bovary fa testo.
Louise J. Kaplan (1929-2012), psicoanalista e scrittrice statunitense, è stata un’influente studiosa di tematiche legate all’identità di genere. Insieme a Donald Moss, ha diretto la prestigiosa rivista di psicoanalisi American Imago ed è stata insignita del National Book Critics Circle Award per i suoi numerosi libri di successo internazionale.
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