venerdì 1 ottobre 2010

Una storia ordinaria di capitalismo coloniale

Dal racconto–inchiesta di un incidente sul lavoro
il ritratto di una borghesia industriale in declino

NEL PAESE DEI MORATTI

di Giorgio Meletti

26 maggio 2009. Mentre a Milano il presidente dell’Inter Massimo Moratti segue con apprensione i capricci dell’allenatore Mourinho e suo fratello Gianmarco tratta un prestito milionario con Banca Intesa, a Sarroch, in Sardegna, Daniele Melis, ventinove anni, Luigi Solinas, ventisette, Bruno Muntoni, cinquantotto, si preparano a entrare in una cisterna per lavori di pulizia e manutenzione. Giornate molto diverse. Ma in un tragico istante diventano una cosa sola. I tre operai lavorano e muoiono alla Saras, la raffineria creata negli anni Sessanta da Angelo Moratti. Con passione e intelligenza narrativa, Giorgio Meletti attraversa i giorni e le ore in cui si consumano i fatti e racconta gli affari dei Moratti, i dividendi della raffineria (120 milioni di euro all'anno negli ultimi cinque anni), la quotazione in Borsa della Saras a un prezzo così alto da far scattare un'inchiesta giudiziaria, le perdite dell’Inter (circa 150 milioni di euro all’anno). Ma i protagonisti di quelle ore non sono solo i fratelli Moratti. Basta spostare appena un po’ l’obiettivo. C’è l’amico di sempre Tronchetti Provera e lo spolpamento di Telecom, Marchionne che promette tranquillità agli operai di Termini Imerese, le grandi banche all'inseguimento dei crac finanziari. L’assenza di Epifani. Tutto concentrato in poche ore, che compongono la fotografia del capitalismo italiano.
La Sardegna come simbolo di una nazione da colonizzare. L’immagine che esce è quella di un’oligarchia asserragliata a difendere i privilegi acquisiti, di un paese vecchio. A pagare sono sempre gli ultimi. I lavoratori e i cittadini prigionieri nella loro terra.



PRETESTI

“Una delle preoccupazioni maggiori del capitalismo coloniale: guadagnare tempo e occultare il passato, anziché progettare il futuro.”
“Cambierà tutto.”
Massimo Moratti durante l’incontro con le famiglie dei tre operai deceduti,
27 maggio 2009.

“Non è cambiato niente. Ma non è colpa dei Moratti, la colpa è dei dirigenti che vivono e lavorano qui, e dei sindacalisti che fanno il loro gioco.”
Luca Melis, fratello di una delle vittime, 7 gennaio 2010.
“Mentre è accusata di aver fatto fallire un gran numero di piccole aziende, chiudendo i rubinetti del credito,

la prima banca italiana [Intesa Sanpaolo] non esita a prestare 190 milioni alla Saras per consentire ai Moratti di pagare, prima di tutto a se stessi, la cedola annuale.”
Maggio 2009, pochi giorni prima dell’incidente.

“Dopo la quotazione in Borsa [2006] abbiamo visto l’attenzione spostarsi dalla sicurezza ai margini di profitto.”
Operaio della Saras e delegato sindacale.

“È tutta la Cgil nazionale che tace: non un comunicato, un telegramma, una mezza battuta per i tre morti di Sarroch.
In questo silenzio si legge tutta la debolezza del sindacato italiano.”

NEL CIELO DI SARROCH
“La Saras ha liberato 6 milioni di tonnellate di anidride carbonica,
1330 tonnellate di ossido di carbonio,
4150 tonnellate di ossidi di azoto,
7390 tonnellate di anidride solforosa,
25 chili di arsenico, 16 chili di cadmio,
372 chili di cromo, 1740 chili di nickel,
17 tonnellate di benzene,
223 tonnellate di PM10.”
Dati European Pollutant Release and Transfer Register, anno 2007.

“L’Inter di Moratti ha perso 345 milioni nei primi otto anni e altri 905 milioni di euro nelle sei stagioni successive.”

“Per ogni euro di stipendio netto lasciato in Sardegna, i Moratti ne portano tre di profitto a Milano.”


Giorgio Meletti è nato a Cagliari. Si è laureato in storia all’Università di Pisa. Vive a Roma, dove attualmente scrive per «il Fatto Quotidiano». Da venticinque anni giornalista specializzato in economia, ha lavorato per «La Nazione», «Paese Sera», «Il Secolo xix», «Fortune», «Il Mondo» prima di fermarsi per dieci anni al «Corriere della Sera», dove si è occupato in prevalenza dell’industria pubblica e degli incroci tra economia e politica. Successivamente ha guidato la redazione economica del Tg La7. Ha insegnato Economia e gestione delle imprese come professore a contratto all’Università di Pisa. Ha curato con Luca De Biase Bidone.com, storia della bolla Internet all’italiana, pubblicato nel 2001 da Fazi.

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