mercoledì 6 aprile 2011

Perché l'orgoglio (sudista) e il pregiudizio (nordista) stanno spaccando l'Italia in due

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TERRONISMO
di Marco Demarco

Terronismo s. m. 1. Modo in cui il Nord guarda il Sud e lo giudica. 2. Esasperato orgoglio dei terroni stessi, interpretato per es. da Don Fabrizio ne Il Gattopardo quando, alludendo alle camicie rosse di Garibaldi, sentenzia con il compiacimento del poliglotta: “They are coming to teach us good manners, but won’t succeed, because we are gods” (“Vengono per insegnarci le buone creanze, ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi”). – N.B. Il termine, utilizzabile sull’intero territorio nazionale, è attribuibile sia alla vittima, il terrone, sia al carnefice, che così chiama i meridionali.
Io, la duosicilianità, ce l’ho nel sangue. Sono nato a Napoli, ex capitale del Regno delle Due Sicilie, e ho vissuto per anni in un angolo di Sicilia agrigentina, in una casa che odorava di zucchero a velo e di lino bagnato. Pur avendola nel sangue, spero che la duosicilianità non mi vada alla testa, che resti lì dov’è, buona buona, senza invadermi.”
Che cosa intende con queste parole Marco Demarco, giornalista e studioso che da sempre scava alle radici dei pregiudizi antimeridionali?
L’Unità d’Italia non è mai stata tanto controversa quanto oggi, tutti impegnati come siamo a festeggiarne i 150 anni. Alla più che ventennale Lega Nord è venuto in tempi recenti ad affiancarsi da sud il revisionismo neoborbonico, il cui sostenitore più famoso è Pino Aprile, autore del bestseller Terroni. Secondo Demarco, le espressioni estreme di questi due fenomeni, il turboleghismo e l’ultrasudismo – che stanno gravemente minando la percezione che gli italiani hanno del proprio Paese –, sono sì antitetiche, ma nella sostanza identiche, perché entrambe separatiste, rivendicative e condite con un pizzico (più o meno abbondante) di razzismo. Per definirle con un termine unico, l’autore ha coniato una parola nuova: “terronismo” (cfr. definizione in quarta di copertina).
Rievocando storie passate e recentissime, raccontandoci personaggi sorprendenti e misconosciuti come Caccioppoli ‘o professore, recuperando pagine curiose dalla letteratura di tutti i tempi – da un Dante che suggerì a Giotto di raffigurare i napoletani in forme di asini a un Camilleri forse troppo entusiasta dei telai di Sicilia (e quelli di Biella?) –, in questo saggio acuto e provocatorio Demarco ricostruisce la storia dei pregiudizi che ci stanno sovrastando e lancia un appello accorato, nella convinzione che l’Unità d’Italia abbia fatto del bene a tutti, e soprattutto possa continuare a farne in futuro. Alimentare odio per stereotipi, rinchiudersi in un ottuso orgoglio nordista o sudista non potranno mai giovare a nessuno.

L'AUTORE Marco Demarco giornalista, dirige il “Corriere del Mezzogiorno” che ha fondato nel 1997 insieme con Paolo Mieli. Per oltre vent’anni ha lavorato a “L’Unità”. Nel 2004 ha creato l’Osservatorio sulla camorra e l’illegalità che ha avuto tra i suoi collaboratori Roberto Saviano. Ha pubblicato L’altra metà della storia. Spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino (Guida, 2007) e Bassa Italia. L’antimeridionalismo della sinistra meridionale (Guida, 2009).
Per Rizzoli è stato coautore di Non sarò Clemente di Clemente Mastella (2009) e di La versione di K di Francesco Cossiga (2009).

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