Nel novembre del 1817, in esilio a Sant’Elena, Napoleone riceve un manoscritto dalle mani del comandante inglese appena giunto sull’isola. Il testo, anonimo, racconta in prima persona la vita dell’ex imperatore, dall’infanzia in Corsica alla brillante carriera militare durante la Rivoluzione. In uno stile asciutto e appassionato, il misterioso autore narra poi gli episodi più significativi della campagna d’Italia e della spedizione in Egitto, per arrivare infine agli anni gloriosi dell’Impero e al periodo buio degli errori e delle sconfitte. Emerge la complessa figura di un uomo determinato, sicuro di sé e delle proprie scelte, consapevole del ruolo decisivo svolto nella Storia, ma anche pronto a riconoscere i propri sbagli e a confrontarsi con i fallimenti. Attribuito per lungo tempo a Madame de Staël, il manoscritto è stato riconosciuto di recente come probabile opera di Frédéric Lullin de Chateauvieux, viaggiatore e agronomo svizzero, legato alle idee della de Staël. Profondamente impressionato dalla lettura del libro, Napoleone si sentì spinto a commentarne i passi più controversi, attraverso una serie di considerazioni fatte ad alta voce e trascritte fedelmente dai dignitari che lo accompagnarono negli ultimi anni di esilio. Quei commenti, spesso in forma di rettifiche e precisazioni, sono qui riportati come note al testo, facendo così assumere a uno scritto apocrifo la forma di una vera autobiografia.
«Prigioniero in un altro emisfero, non ho più da difendere che la reputazione che la storia prepara per me»
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