venerdì 20 febbraio 2015

IL RACCONTO ABERRANTE DELL'EX DIRETTORE FINANZIARIO DI FASTWEB E TELECOM. PRELEVATO UN MATTINO ALLE CINQUE E SBATTUTO IN CARCERE ACCUSATO DI UN CRIMINE PER CUI ERA GIÀ STATO RITENUTO ESTRANEO UN ANNO PRIMA. SCONVOLTA LA SUA VITA ED I SUOI AFFETTI, PRIVATO DI TUTTI I SUOI BENI TANTO DA COSTRINGERE SUA MOGLIE A MENDICARE PRESSO I PARENTI UN PO' DI GENEROSITÀ PER POTER ACCUDIRE I PROPRI FIGLI. DOPO ALCUNI MESI DI CARCERE E QUATTRO ANNI DI INDAGINI VIENE CONFERMATA LA SUA ESTRANEITÀ DAI FATTI E NUOVAMENTE PROSCIOLTO. UN RACCONTO STRAZIANTE MA DIGNITOSO CHE MOSTRA COME LE ISTITUZIONI, MAGISTRATURA E GUARDIA DI FINANZA AGISCANO SU INTERPRETAZIONI DI LEGGI CHE A VOLTE SONO SORDE E CIECHE E CHE FORSE PIÙ CHE UNA RIFORMA SERVA UNA RIEDUCAZIONE GENERALE, CHE COMPRENDA ANCHE I CITTADINI TUTTI. È DI QUESTI GIORNI LA NOTIZIA DI UN SALUMIERE CHE VIENE MULTATO DALLA GUARDIA DI FINANZA PER AVER DONATO UN PANINO AD UN DISABILE. SERVONO LEGGI O RIEDUCAZIONE? MASSIMO DE MURO

IO NON AVEVO L’AVVOCATO
di Mario Rossetti e Sergio Luciano
Editore Mondadori
ebook euro: 9,99
«Guardia di finanza, apra subito.» Sono le cinque del mattino del 23 febbraio 2010, l’alba di una delle tante giornate di lavoro di un professionista milanese, quando il suono del citofono interrompe bruscamente i suoi ultimi momenti di riposo. L’incredulità, le febbrili perquisizioni, una gigantesca ordinanza di custodia cautelare, il trasferimento in caserma e poi in carcere. Inizia così la vicenda kafkiana di Mario Rossetti, raccontata in prima persona dal protagonista, ex direttore finanziario di Fastweb, coinvolto nell’inchiesta Fastweb – Telecom Italia Sparkle su una maxifrode da due miliardi di euro. Nell’Italia degli scandali infiniti la notizia conquista con clamore le prime pagine dei quotidiani, gli imputati sono additati come sicuri colpevoli, mentre Rossetti, che tre anni prima aveva visto archiviata la sua posizione per la stessa ipotesi di reato ed è ormai lontano dal mondo delle telecomunicazioni, non riesce a comprendere neppure che cosa stia succedendo. Intanto incomincia l’odissea carceraria, tra San Vittore e Rebibbia, le asprezze del penitenziario, temperate dalla solidarietà dei compagni di cella, i «concellini». Un mondo che sconvolge ogni schema, dov’è possibile trovare umanità e conforto in una suora come in un boss con oltre trent’anni di galera. Una «terra di nessuno», con le tante assurdità che ne scandiscono le giornate, come le celle da sei adattate a nove persone, gli innumerevoli ostacoli per ottenere qualsiasi cosa, anche un colloquio, l’impossibilità di svolgere qualunque lavoro, la preoccupazione dominante di far passare il tempo interminabile, i piccoli rituali, come il caffè, la camomilla, la preparazione del ciambellone offerto ai congiunti in visita. Quattro mesi di carcere tra Milano e Roma, gli arresti domiciliari, tre anni di processo, 147 udienze, il sequestro di ogni bene, persino dei ricordi più cari, che costringe la moglie a bussare alla porta di parenti e amici per poter andare avanti. La disavventura giudiziaria del manager prosegue intrecciandosi con quella umana e familiare, che avrà conseguenze impreviste e drammatiche. Si arriva così alla sentenza di primo grado del 17 ottobre 2013, che, riconoscendo la totale estraneità ai reati contestati, mette fine all’incubo. Un’ingiustizia di cui nessuno risponderà e che per Rossetti non è semplicemente figlia di un terribile errore ma è la conseguenza delle tante anomalie del nostro sistema giudiziario. L’autore invoca così una radicale riforma della giustizia e un profondo ripensamento delle carceri, affinché si trasformino, da gironi infernali, in luoghi di reinserimento sociale degni di un Paese civile.
AUTORI
Mario Rossetti, 50 anni, sposato, due figli, vive a Milano. Dopo la laurea in economia e un master a Harvard, lavora per oltre 25 anni come dirigente in società quali Banco di Roma, Benetton, Omnitel e Fastweb. Durante la sua vicenda giudiziaria, viene nominato amministratore delegato di Cobra At, che ristruttura e contribuisce a rilanciare. Attualmente cura numerose consulenze aziendali e lavora a un secondo libro. Appassionato di tecnologia, corre con un gruppo di amici, «i Turbolenti», con cui ha condiviso diverse maratone. Crede in Dio.
Sergio Luciano, napoletano del ’60, fa il giornalista da 35 anni. Dal 2000 ha lasciato i quotidiani per andare ad e.Biscom a occuparsi di prodotti editoriali web, e in particolare del quotidiano ilnuovo.it. Oggi è un libero professionista e collabora a varie testate cartacee, televisive e on-line. Nel 2007 ha pubblicato La febbre del Toro (Tullio Pironti Editore).

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