CONTROGUIDA APPASSIONATA ALLA CITTÀ
Esiste una città più raccontata di Napoli? Esiste una città altrettanto presente nell’immaginario collettivo, con il suo bagaglio di luoghi comuni secolari – e non sempre lusinghieri? Probabilmente no. Napoli la conosciamo tutti, e allora perché andarci, si domanda Antonio Pascale. Ma se proprio non si può resisterle, il suo consiglio è limitarsi a guardarla dall’alto della terrazza di Castel Sant’Elmo: tanto “Sotto di voi c’è tutta Napoli. Vedete tutto, ogni cosa. Il mare di fronte a voi e la speculazione edilizia dietro di voi.” Giù in basso invece c’è “una palude in agguato, particolari sabbie mobili non segnalate e tutti, anche i più attenti, possono caderci.” Ma Pascale sa che il visitatore si lascerà fatalmente vincere dalla tentazione di andare a guardare da vicino. Ecco che allora Non scendete a Napoli si offre – un po’ controvoglia – di accompagnarlo in luoghi inusuali (un modernissimo garage scavato nel cuore di una grotta, il mercato ittico, la stazione marittima…), ma parla anche ai napoletani: attenti, perché chiediamo legalità e poi finiamo a comprare prodotti contraffatti che ingrassano la Camorra; attenti, perché a forza di sentirci eccezionali siamo rimasti ultimi e soli. In questo libro, mai indulgente ma sempre giocato sul filo del paradosso, dell’ironia, del rovesciamento, Antonio Pascale rivolge il suo odi et amo alla città in cui è nato. E nel momento in cui cerca di tenercene a distanza ci spinge a comprenderla a fondo, a toglierle la maschera, a guardarla finalmente in faccia. E infine a chiederci: sicuri che Napoli sia così diversa dall’Italia?
AUTORE Antonio Pascale(Napoli, 1966) ha esordito con il reportage narrativo La città distratta (L’Ancora del Mediterraneo 1999), cui sono seguiti, tra gli altri, La manutenzione degli affetti (2003), Passa la bellezza (2005), Questo è il paese che non amo. Trent’anni nell’Italia senza stile (2010) e Le attenuanti sentimentali (2013), tutti per Einaudi. È fra gli autori di Figuracce (2014). Scrive per «Il Mattino», «Il Messaggero», il «Corriere della Sera», «Il Sole 24 Ore», «Le Scienze» e «il Post». È stato l’«intellettuale di servizio» delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.